Thursday, September 03, 2009

Vaccini, la prima prova dei genitori

L'arrivo della nuova influenza riapre la discussione sulle vaccinazioni dei ragazzi

 

Sono 15 quelli indicati per i bimbi, cinque obbligatori L'Europa chiede di renderli tutti facoltativi dal 2010

Obbligo o non obbligo? L'al­lerta mondiale per la nuo­va influenza A H1N1 ria­pre il dibattito sulle vaccinazioni obbligatorie. Che per la pande­mia si preannunciano di massa. Evento di per sé senza preceden­ti: milioni di persone vaccinate in tempi brevi, sempre che le do­si prodotte siano in grado di sod­disfare le esigenze dei diversi pia­ni governativi. Attenzione, però: vaccinazio­ne gratuita, raccomandata, ma non obbligatoria. Perché la nor­mativa internazionale tende pro­prio ad affermare la non obbliga­torietà. L'Europa stessa ha chie­sto ai Paesi membri di liberalizza­re le vaccinazioni per l'infanzia dal 2010. Una raccomandazione che riguarda Italia, Grecia e Por­togallo: unici a «resistere» in fat­to di immunizzazione obbligato­ria. A parte i nuovi vaccini intro­dotti, compreso il prossimo per la nuova influenza. Il non obbligo limita anche i ri­schi di risarcimenti milionari a carico del sistema sanitario, nel caso vi fossero effetti collaterali imputabili al vaccino. In Italia peraltro, dove le Regio­ni hanno potere in campo sanita­rio, il Veneto è già «europeo». Via l'obbligo, fatta salva una for­te campagna formativa e infor­mativa a favore delle vaccinazio­ni, a partire dai nati nel 2008. Se i genitori non vogliono, i figli a scuola andranno lo stesso. Non come qualche anno fa, quando non venivano iscritti senza il cer­tificato delle vaccinazioni obbli­gatorie eseguite. «Anche nel re­sto d'Italia — spiega Fabrizio Pre­gliasco, virologo dell'università degli studi di Milano — ormai so­no i genitori a decidere se vacci­nare, o meno, i loro figli».

Il «partito del no»
In effetti, negli ultimi anni, so­no aumentati gli anti-vaccini. Medici e genitori. Quasi una cor­rente filosofica. A parte gli an­ti- farmaci, i dubbi sono tutti le­gati all'incremento di malattie prima inesistenti: allergie, sin­dromi auto-immunitarie, neuro­degenerative, intolleranze ali­mentari... E se fosse tutto legato a questo bombardamento di sti­moli delle difese immunitarie a pochi mesi dalla nascita? Non esistono prove scientifi­che di tutto ciò, mentre al contra­rio esiste il crollo vertiginoso del­le morti da malattie infettive nel mondo occidentale. A comincia­re dal vaiolo, il cui vaccino ha aperto la strada alle immunizza­zioni.

Già nel 1700 si sapeva che chi aveva contratto il vaiolo, soprav­vivendo, non lo avrebbe più pre­so. Così, alla fine del diciottesi­mo secolo ebbe inizio quella che si può definire come l'era delle vaccinazioni, con il discutibile, ma fondamentale, esperimento di Edward Jenner. Il medico in­glese che, nel 1796, prese del pus da una mungitrice che aveva con­tratto il vaiolo bovino (forma me­no grave del vaiolo umano) e lo inoculò tramite due incisioni nel braccio di un bambino di 8 anni, per poi infettarlo, sei settimane più tardi, con il virus umano. Il bimbo non si ammalò. Ripetè l'esperimento più volte, ottenen­do sempre lo stesso risultato. Ba­sandosi sui suoi studi, la Francia napoleonica, illuminista, fu com­pletamente vaccinata nel 1806.

Certo, i vaccini oggi non sono pochi. Tra obbligatori e racco­mandati, a farli tutti (senza con­tare i cosiddetti richiami) sono almeno 14. Eccoli, divisi tra ob­bligatori (in Italia) e no: polio­mielite, difterite, tetano, pertos­se, epatite B (obbligatori e gratui­ti: si fanno nel primo anno di vi­ta, con richiamo a 5-6 anni); ae­mophilus influenzae b (anti-me­ningite), morbillo, parotite, roso­lia (raccomandati e gratuiti se si fanno con gli obbligatori); vari­cella e influenza stagionale (rac­comandati e gratuiti per catego­rie a rischio); Hpv (contro il pa­pilloma virus e il tumore dell'ute­ro) che è gratuito per le ragazze nel dodicesimo anno di vita; me­ningococco C (anti-meningite), gratuito per tutti a un anno (con richiamo a 13-15 anni) e per le ca­tegorie a rischio; pneumococco (anti-meningite), gratuito nel primo anno di vita e per le cate­gorie a rischio.

L'età dei bambini
Questa la situazione al momen­to. Con un quindicesimo vacci­no, quest'anno, che potrebbe es­sere quello pandemico. «Anche se nei bambini piccoli, se non af­fetti da patologie croniche gravi che li pongono tra i soggetti a ri­schio, sarebbe meglio evitarlo. Manca il tempo per un'ampia spe­rimentazione, come per gli altri vaccini», avverte Pregliasco. Annuisce Roberto Biasio, diret­tore scientifico di una delle azien­de produttrici di vaccini, la Sano­fi Pasteur: «Stiamo lavorando con il massimo delle tecnologie e delle competenze per assicurare efficacia e sicurezza, ma per forza di cose i tempi sono ristretti».

L'ingegneria genetica
Grazie ai vaccini, comunque, si sono evitati milioni di morti e di disabili nel mondo occidenta­le. Per la difterite, la poliomieli­te, il vaiolo, il morbillo... I polmo­ni artificiali per i sopravvissuti dalla polio sono oggi apparecchi da museo: eppure, solo pochi de­cenni fa, erano realtà. «E possia­mo fare ancora meglio — dice Ri­no Rappuoli, guru della ricerca nel campo dei vaccini alla Novar­tis di Siena —. Per esempio crea­re un vaccino unico per ogni for­ma di meningite. Con l'ingegne­ria genetica è possibile tutto». Continua Biasio: «Quello per il papilloma virus è prodotto con l'ingegneria genetica. E anche il Sabin per la polio è oggi del tutto diverso: non più orale con virus ucciso, ma in forma iniettiva, su­per purificato e efficace. I rari ca­si di paralisi post-vaccinale regi­strati un tempo sono stati azzera­ti».
E i rischi legati ai conservanti? Il mercurio, per esempio? «Vacci­ni con il mercurio non esistono più in Italia e in Europa», rassicu­ra Biasio.

La soglia di efficacia
Tornando all'obbligo e al non obbligo, il Veneto è una delle Re­gioni italiane dove la copertura vaccinale è più alta: il 95 per cen­to dei bambini è immunizzato. Spiega Pregliasco: «E il 95 per cento è la soglia efficace (stabili­ta dall'Organizzazione mondiale della Sanità, Oms) per garantire la cosiddetta immunità di greg­ge, quella che blocca la diffusio­ne della malattia. L'84 per cento della Calabria o l'80 della provin­cia autonoma di Bolzano, dove l'obbligo c'è, non garantisce l'obiettivo che invece ha raggiun­to il Veneto».

Il federalismo sanitario
La non obbligatorietà però, al­la lunga, secondo alcuni esperti, potrebbe annullare i benefici por­tati dall'era dei vaccini. «Sicuro — continua Pregliasco —. Que­sto federalismo sanitario in cui ogni Regione prospetta piani di­versi di immunizzazione, come per esempio accade con la me­ningite, può fare solo danni. Le malattie infettive si eradicano se tutti si vaccinano. È un discorso di solidarietà, a cui aderire senza obblighi, ma con la consapevo­lezza che i benefici sono enormi per i singoli, per la comunità, per l'umanità». Quindi? «Quindi, è tollerabile al massimo un mar­gine del 5% di non vaccinati», ti­ra le somme Pregliasco. E il di­scorso non si ferma all'Italia e al­le sue Regioni. Coinvolge il pia­neta. La polio sarebbe ormai azze­rata se in tutto il mondo si fosse intervenuti a tappeto. E il vaiolo? C'è ancora in qualche area ristret­ta del globo. «Potrebbe anche ri­farsi vivo là dove è considerato ormai estinto», avverte Rappuo­li. Se non si eradicano questi vi­rus e batteri dovunque, poi po­trebbero riaffacciarsi più agguer­riti di prima. ««La globalizzazio­ne non è stata solo un volano per l'industria e i servizi — spiega Giovanni Rezza, epidemiologo dell'Istituto superiore di Sanità —. Anche i virus hanno impara­to a cavalcarla alla grande».

Mario Pappagallo
02 settembre 2009

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