L'arrivo della nuova influenza riapre la discussione sulle vaccinazioni dei ragazzi
Sono 15 quelli indicati per i bimbi, cinque obbligatori L'Europa chiede di renderli tutti facoltativi dal 2010
Obbligo o non obbligo? L'allerta mondiale per la nuova influenza A H1N1 riapre il dibattito sulle vaccinazioni obbligatorie. Che per la pandemia si preannunciano di massa. Evento di per sé senza precedenti: milioni di persone vaccinate in tempi brevi, sempre che le dosi prodotte siano in grado di soddisfare le esigenze dei diversi piani governativi. Attenzione, però: vaccinazione gratuita, raccomandata, ma non obbligatoria. Perché la normativa internazionale tende proprio ad affermare la non obbligatorietà. L'Europa stessa ha chiesto ai Paesi membri di liberalizzare le vaccinazioni per l'infanzia dal 2010. Una raccomandazione che riguarda Italia, Grecia e Portogallo: unici a «resistere» in fatto di immunizzazione obbligatoria. A parte i nuovi vaccini introdotti, compreso il prossimo per la nuova influenza. Il non obbligo limita anche i rischi di risarcimenti milionari a carico del sistema sanitario, nel caso vi fossero effetti collaterali imputabili al vaccino. In Italia peraltro, dove le Regioni hanno potere in campo sanitario, il Veneto è già «europeo». Via l'obbligo, fatta salva una forte campagna formativa e informativa a favore delle vaccinazioni, a partire dai nati nel 2008. Se i genitori non vogliono, i figli a scuola andranno lo stesso. Non come qualche anno fa, quando non venivano iscritti senza il certificato delle vaccinazioni obbligatorie eseguite. «Anche nel resto d'Italia spiega Fabrizio Pregliasco, virologo dell'università degli studi di Milano ormai sono i genitori a decidere se vaccinare, o meno, i loro figli».
Il «partito del no»
In effetti, negli ultimi anni, sono aumentati gli anti-vaccini. Medici e genitori. Quasi una corrente filosofica. A parte gli anti- farmaci, i dubbi sono tutti legati all'incremento di malattie prima inesistenti: allergie, sindromi auto-immunitarie, neurodegenerative, intolleranze alimentari... E se fosse tutto legato a questo bombardamento di stimoli delle difese immunitarie a pochi mesi dalla nascita? Non esistono prove scientifiche di tutto ciò, mentre al contrario esiste il crollo vertiginoso delle morti da malattie infettive nel mondo occidentale. A cominciare dal vaiolo, il cui vaccino ha aperto la strada alle immunizzazioni.
Già nel 1700 si sapeva che chi aveva contratto il vaiolo, sopravvivendo, non lo avrebbe più preso. Così, alla fine del diciottesimo secolo ebbe inizio quella che si può definire come l'era delle vaccinazioni, con il discutibile, ma fondamentale, esperimento di Edward Jenner. Il medico inglese che, nel 1796, prese del pus da una mungitrice che aveva contratto il vaiolo bovino (forma meno grave del vaiolo umano) e lo inoculò tramite due incisioni nel braccio di un bambino di 8 anni, per poi infettarlo, sei settimane più tardi, con il virus umano. Il bimbo non si ammalò. Ripetè l'esperimento più volte, ottenendo sempre lo stesso risultato. Basandosi sui suoi studi, la Francia napoleonica, illuminista, fu completamente vaccinata nel 1806.
Certo, i vaccini oggi non sono pochi. Tra obbligatori e raccomandati, a farli tutti (senza contare i cosiddetti richiami) sono almeno 14. Eccoli, divisi tra obbligatori (in Italia) e no: poliomielite, difterite, tetano, pertosse, epatite B (obbligatori e gratuiti: si fanno nel primo anno di vita, con richiamo a 5-6 anni); aemophilus influenzae b (anti-meningite), morbillo, parotite, rosolia (raccomandati e gratuiti se si fanno con gli obbligatori); varicella e influenza stagionale (raccomandati e gratuiti per categorie a rischio); Hpv (contro il papilloma virus e il tumore dell'utero) che è gratuito per le ragazze nel dodicesimo anno di vita; meningococco C (anti-meningite), gratuito per tutti a un anno (con richiamo a 13-15 anni) e per le categorie a rischio; pneumococco (anti-meningite), gratuito nel primo anno di vita e per le categorie a rischio.
L'età dei bambini
Questa la situazione al momento. Con un quindicesimo vaccino, quest'anno, che potrebbe essere quello pandemico. «Anche se nei bambini piccoli, se non affetti da patologie croniche gravi che li pongono tra i soggetti a rischio, sarebbe meglio evitarlo. Manca il tempo per un'ampia sperimentazione, come per gli altri vaccini», avverte Pregliasco. Annuisce Roberto Biasio, direttore scientifico di una delle aziende produttrici di vaccini, la Sanofi Pasteur: «Stiamo lavorando con il massimo delle tecnologie e delle competenze per assicurare efficacia e sicurezza, ma per forza di cose i tempi sono ristretti».
L'ingegneria genetica
Grazie ai vaccini, comunque, si sono evitati milioni di morti e di disabili nel mondo occidentale. Per la difterite, la poliomielite, il vaiolo, il morbillo... I polmoni artificiali per i sopravvissuti dalla polio sono oggi apparecchi da museo: eppure, solo pochi decenni fa, erano realtà. «E possiamo fare ancora meglio dice Rino Rappuoli, guru della ricerca nel campo dei vaccini alla Novartis di Siena . Per esempio creare un vaccino unico per ogni forma di meningite. Con l'ingegneria genetica è possibile tutto». Continua Biasio: «Quello per il papilloma virus è prodotto con l'ingegneria genetica. E anche il Sabin per la polio è oggi del tutto diverso: non più orale con virus ucciso, ma in forma iniettiva, super purificato e efficace. I rari casi di paralisi post-vaccinale registrati un tempo sono stati azzerati».
E i rischi legati ai conservanti? Il mercurio, per esempio? «Vaccini con il mercurio non esistono più in Italia e in Europa», rassicura Biasio.
La soglia di efficacia
Tornando all'obbligo e al non obbligo, il Veneto è una delle Regioni italiane dove la copertura vaccinale è più alta: il 95 per cento dei bambini è immunizzato. Spiega Pregliasco: «E il 95 per cento è la soglia efficace (stabilita dall'Organizzazione mondiale della Sanità, Oms) per garantire la cosiddetta immunità di gregge, quella che blocca la diffusione della malattia. L'84 per cento della Calabria o l'80 della provincia autonoma di Bolzano, dove l'obbligo c'è, non garantisce l'obiettivo che invece ha raggiunto il Veneto».
Il federalismo sanitario
La non obbligatorietà però, alla lunga, secondo alcuni esperti, potrebbe annullare i benefici portati dall'era dei vaccini. «Sicuro continua Pregliasco . Questo federalismo sanitario in cui ogni Regione prospetta piani diversi di immunizzazione, come per esempio accade con la meningite, può fare solo danni. Le malattie infettive si eradicano se tutti si vaccinano. È un discorso di solidarietà, a cui aderire senza obblighi, ma con la consapevolezza che i benefici sono enormi per i singoli, per la comunità, per l'umanità». Quindi? «Quindi, è tollerabile al massimo un margine del 5% di non vaccinati», tira le somme Pregliasco. E il discorso non si ferma all'Italia e alle sue Regioni. Coinvolge il pianeta. La polio sarebbe ormai azzerata se in tutto il mondo si fosse intervenuti a tappeto. E il vaiolo? C'è ancora in qualche area ristretta del globo. «Potrebbe anche rifarsi vivo là dove è considerato ormai estinto», avverte Rappuoli. Se non si eradicano questi virus e batteri dovunque, poi potrebbero riaffacciarsi più agguerriti di prima. ««La globalizzazione non è stata solo un volano per l'industria e i servizi spiega Giovanni Rezza, epidemiologo dell'Istituto superiore di Sanità . Anche i virus hanno imparato a cavalcarla alla grande».
Mario Pappagallo
02 settembre 2009
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