Thursday, July 28, 2005

Tutto bekloppto!

Wir lassen uns den
Urlaub nicht vermiesen

Von A. ENGLISCH

Hamburg/Rimini - Jetzt zeigen die deutschen Urlauber den Italienern einen Vogel: Ihr seid doch tutto bekloppto!
Aufregung an Italiens Urlaubsstränden: Bier-Verbot, Busen-Verbot, Bolz-Verbot - die Italiener wollen uns den Strandurlaub vermiesen.
Weil sich die Einheimischen genervt fühlen ( BILD berichtete ). Jetzt schlagen die deutschen Touristen zurück!
Am Lieblingsstrand der Deutschen zwischen Rimini und Riccione an der Adria-Küste herrscht trotz der Verbote Superlaune. Busen-Verbot? Tutto bekloppto!

Serena H. (24) aus Berlin zog gestern am Strand blank, sagt: "Sonst sind die Italiener auch nicht so spießig. Außerdem: Meine knackigen Brüste brauchen viel Sonne!"
Wilfried S. (43) aus Düsseldorf zischt ein Bier, dann sagt er: "Ich lasse mir mein Helles schmecken - egal wo!"
Und auch das Verbot, Badehosen nicht an Sonnenschirme zu hängen, wurde nur belächelt. Barbara W. (32) aus Bochum: "Das mache ich jetzt mit Absicht ..."

Venedig - Mamma mia, was ist denn den Italienern für eine Laus über die Spaghetti gelaufen...?
Pünktlich zur Badesaison vermiesen sie uns deutschen Urlaubern den Strandspaß: Busen-Verbot, Bier-Verbot, Bolz-Verbot! Das steht in einem Regelkatalog des nationalen Verbands der Badeanstalten - tutto bekloppto!
Die Begründung: Die Italiener fühlen sich am Strand genervt. Verbandspräsident Riccardo Scarselli: "Das Schlimme ist, daß die Leute sich berechtigt fühlen, alles zu tun, was sie wollen. Bloß weil sie eine Badehose anhaben."
Das gesamte Regelwerk:
Umziehen ist nur noch in Kabinen erlaubt. Kein Fußball am Strand, wo viele Menschen auf Liegestühlen ausruhen. Unterwäsche im Innengerüst der Sonnenschirme zum Trocknen aufhängen ist verboten.
Kein Alkohol am Strand, wenn man baden gehen will. Gläser und Flaschen aus Glas sind am Strand auch nicht erlaubt. Frauen dürfen nur, wenn sie auf einer Liege liegen, das Oberteil abnehmen. Oben ohne durch das Strandbad zu laufen, ist verpönt.
Schmatzendes Essen auf der Strandliege ist nicht mehr erlaubt




http://www.bild.t-online.de/BTO

Thursday, July 14, 2005

Mobiles 999 contact idea spreads

A campaign encouraging people to store personal details on their mobile phones to help identify victims of accidents and disasters has taken off since the bomb attacks in London.

Users are being urged to enter a number in their phone's memory under the heading ICE - In Case of Emergency.

Paramedics or police would then be able to use it to contact a relative.

The idea is the brainchild of East Anglian Ambulance Service paramedic Bob Brotchie and was launched in May.

Idea spreads

Mr Brotchie told Radio 4's Today programme: "I was reflecting on some difficult calls I've attended, where people were unable to speak to me through injury or illness and we were unable to find out who they were.

"I discovered that many people, obviously, carry mobile phones and we were using them to discover who they were.

"It occurred to me that if we had a uniform approach to searching inside a mobile phone for an emergency contact then that would make it easier for everyone."

Mr Brotchie said his idea had spread as far as the USA and Australia and had gathered pace since the 7 July attacks.

He has urged mobile manufacturers to take it on board by adding ICE headings to phones before they are sold.

Tuesday, July 12, 2005

Nel Gottardo, il caveau più sicuro del mondo

Negli anni sessanta era il bunker del governo federale, oggi ospita una gigantesca cassaforte.

 

Ad Amsteg ha trovato casa l’idea geniale di un imprenditore del canton Uri.

 

 

 

 

È probabilmente la cassaforte più sicura al mondo. Ma Dolf Wipfli, che l’ha inventata, da buon esperto di crittografia si schermisce: "La sicurezza assoluta non esiste: è sempre, e solo, una questione di tempo. Diciamo che siamo la cosa più sicura che si può comprare". Questo ingegnere quarantenne, occhi blu ed ascendenze spagnole e bergamasche, alla metà degli anni novanta ha scoperto che l’esercito svizzero metteva in vendita i bunker che non gli servivano più. "Ci siamo chiesti: cosa ci si potrebbe fare? La risposta è stata logica: usarli per lo scopo per cui erano stati costruiti. La sicurezza".

Era l’inizio dell’avventura di Swiss Data Safe: una società unica al mondo, che mette a disposizione uno spazio a prova di catastrofe nucleare e biologica, attacco terroristico, terremoto e naturalmente furto. L’idea è nata a metà degli anni novanta, ma cinque anni se ne sono andati in progettazione e "per ottenere i permessi necessari a livello comunale, cantonale e federale". Burocrazia straziante? "No", minimizza Wipfli, "non ci sono stati veri ostacoli. Ma c’è voluta pazienza e determinazione".

 

 

Il pallino della segretezza

 

Dolf Wipfli non nasconde di avere il pallino della segretezza: non solo per passione personale, che lo porta a interessarsi alla P26 elvetica – la struttura militare clandestina, di recente raccontata in un libro dal ricercatore Daniele Ganser.

La segretezza è pure il limite oggettivo del marketing di Swiss Data Safe: "Non faremo mai una giornata porte aperte per il pubblico", scherza Wipfli. "Discrezione, affidabilità e fiducia sono la base della nostra impresa". I dipendenti sono scelti fra conoscenti e persone "senza precedenti penali e dalla vita privata stabile". Proprio come gli agenti segreti, non possono rivelare a nessuno che lavoro fanno.

Wipfli è assai cordiale, ma diventa serio per chiedere a swissinfo di sottoscrivere un NDA – "Not Disclosure Agreeement", accordo di non divulgazione – per visitare il bunker di Amsteg.

Mi sono dunque impegnata a tenere per me l’ubicazione e qualunque particolare che potrebbe rendere identificabile la sede. Pena? Decine di migliaia di franchi di multa e sei mesi di carcere, in base alla legge sul segreto bancario.

Ma è l’intera intervista che ha un lieve sapore di James Bond. Wipfli mi viene a prendere alla stazione ferroviaria e mi porta in un anonimo bar. Per almeno un’ora mi scruta diffidente, mentre cauto valuta le mie credenziali. Poi si rilassa un pelino: "Uhm, italiana donna e giornalista. Lei capisce, c’è ben da preoccuparsi", ammicca.

 

Nel cuore del Gottardo

 

L’ingresso del bunker è decisamente anonimo: una delle tante aperture del massiccio del Gottardo. Verosimile eppure finto l’indirizzo postale indicato sul sito: Gotthardstrasse 1. All’interno, la sicurezza della struttura è assicurata da un meccanismo a camere stagne: i visitatori vengono chiusi in un locale e sottoposti ad accurato controllo; solo dopo averlo superato, si schiude la successiva porta. Un’esperienza decisamente sconsigliabile a chi soffre di claustrofobia.

Affascinante il bunker vero e proprio. È scavato nella roccia e come la maggior parte di quelli ceduti dall’esercito svizzero ha conservato intatti gli arredi originari. Un vero salto nel tempo: dai mobili agli utensili da cucina, ci ritroviamo proiettati nel secolo scorso – anno di grazia 1950. Si tratta di molti metri quadri (non posso scrivere quanti), difesi a dovere (non posso scrivere come), dove lavorano un certo numero di persone (non posso scrivere quante).

 

Impresa di successo

 

Il punto forte di Swiss Data Safe è nella stessa identità nazionale: "La Svizzera è considerata un luogo sicuro per custodire valori. Il resto lo fanno la stabilità economica e politica del paese". L’azienda si serve di una rete di professionisti, come consulenti per espletare tutte le verifiche del caso: i beni depositati nel Gottardo devono essere in regola con leggi, tasse e dogane. Rispetto alle classiche banche, Swiss Data Safe non ha limiti di spazio ed è abbastanza flessibile per mettere a punto soluzioni individuali, tagliate su misura in base alle esigenze della clientela.

La specialità della casa è la custodia di banche dati elettroniche, off e on line: insieme al Fraunhofer Institut di Friburgo, in Germania, gli specialisti del canton Uri studiano soluzioni tecniche innovative. Per avere una copia di sicurezza del proprio archivio (che da manuale, spiega Wipfli, dovrebbe trovarsi ad almeno 50 chilometri dall’originale) e per custodire al riparo dai malintenzionati database preziosi. Anche se Dolf Wipfli spiega che "il pericolo più grande è sempre all’interno dell’azienda: i collaboratori che tradiscono sono molto più frequenti delle spie esterne".

Gli azionisti di Swiss Data Safe sono contenti dell’andamento degli affari: "Per anni abbiamo dovuto lavorare a fondo perso, ma ora siamo contenti e ottimisti sulle prospettive. L’11 settembre? Ci ha complicato la vita, ma poi ha decisamente rilanciato la nostra attività". Non è dato conoscere l’utile della società, né quanti e chi sono gli azionisti: "Non per farne chissà quale segreto, ma la nostra parola d’ordine è: discrezione".
E così sia.

swissinfo, Serena Tinari, Amsteg

 

Dall'Italia in Ticino per avere un figlio

Con l’entrata in vigore della legge sulla procreazione assistita, particolarmente restrittiva, le coppie italiane hanno scelto il Ticino come meta prediletta.

 

Le cifre concordano nell’affermare l’esistenza di un vero e proprio "boom" di richieste di intervento nei centri di fertilità.

 

 

 

 

Secondo l’organizzazione italiana CECOS (Centro studi e conservazione degli ovociti e sperma umani), il Ticino balza in testa alle mete preferite dalle coppie italiane nel loro viaggio della speranza.

Con la nuova legge il numero degli italiani che si rivolgono a centri esteri è triplicato. E dopo il recente insuccesso del referendum abrogativo, il turismo procreativo è destinato a crescere ulteriormente.

 

Nel Bel Paese in provetta si nasce meno

 

Il primo studio scientifico sulle conseguenze della Legge 40 (quella appunto che in Italia regola la procreazione assistita dal febbraio 2004) è stato curato dal dottor Guido Ragni dell’Unità Sterilità di coppia e andrologia del Policlinico Mangiagalli di Milano.

Sulla base del confronto dei primi quattro mesi di applicazione della legge con i mesi corrispondenti dell’anno precedente in nove dei centri italiani più qualificati (5 privati e 4 pubblici), i risultati sono sorprendenti: le nascite sono diminuite del 21%.

"Le telefonate al nostro centro di consulenza – dice del resto una collaboratrice dell’associazione italiana "Madre provetta" – sono cambiate. Non più richieste di informazioni sui percorsi personali e le terapie. Chi ci chiama vuole informazioni sui centri di fertilità all’estero". E il Ticino primeggia.

 

 

A Locarno una lista di attesa di mesi

 

Per motivi di discrezione e di riservatezza nei centri di fertilità si è restii a fornire dei dati precisi sul numero delle coppie che chiedono aiuto.

Il dottor Jürg Stamm, responsabile del Centro cantonale di fertilità presso l’Ospedale La Carità di Locarno, conferma comunque l’esplosione delle richieste.

"Da quando, nel 2004, è entrata in vigore la legge italiana – spiega a swissinfo Stamm – sono 600 le coppie italiane che si sono rivolte a noi. Un numero molto alto che rappresenta una crescita del 40% rispetto all’anno precedente".

"Se prima avevo una lista di attesa di 3-4 settimane – aggiunge il medico – oggi una coppia deve aspettare 4-5 mesi. E fare aspettare una coppia che desidera avere un figlio non è mai bello. Nonostante l’aumento delle richieste il nostro obiettivo resta quello di mantenere alta la qualità. E’ una questione di etica professionale".

 

"Una legge profondamente ingiusta"

 

Il Centro di fertilità privato Procrea, per esempio, con sede a Bellinzona e Lugano, è nato sette anni fa e da sempre opera prevalentemente con coppie provenienti dall’Italia del Nord.

"Con la Legge 40 – conferma a swissinfo il dottor Michael Jemec – la percentuale è ulteriormente aumentata". Jemec conferma anche le cifre fornite dal CECOS di 1'150 casi trattati prevalentemente in Ticino nel corso del 2004. "Anche nel nostro centro possiamo parlare di un netto aumento".

"Le coppie che giungono da noi manifestano un grande disappunto rispetto alle nuove norme che regolamentano la procreazione medicalmente assistita. La legge viene insomma vissuta come una vera e propria ingiustizia".

Questo aumento esponenziale delle richieste e il prospettato aumento della concorrenza non rischia di incidere negativamente sulla professione? "Il nostro dovere – commenta Jemec - è aiutare le coppie nel miglior modo possibile".

"Credo che l’aumento di interesse e di richieste nel campo della procreazione medicalmente assistita possa piuttosto giovare alla ricerca nella genetica molecolare, che potrebbe essere ulteriormente sviluppata e permettere così al Ticino di diventare un centro di eccellenza. Per quanto mi concerne il fattore business è del tutto secondario".

 

 

I ginecologi della penisola attratti dal Ticino

 

Ma intanto i ginecologi italiani guardano con sempre maggiore interesse al Ticino. Lo conferma a swissinfo il medico cantonale Ignazio Cassis.

"Con l'entrata in vigore delle legge italiana sulla medicina della procreazione - particolarmente restrittiva - vi è stata una crescente domanda di ginecologi italiani per esercitare la medicina della procreazione nel nostro Cantone".

Il Ticino sembra dunque diventare una terra promessa non solo per le coppie sterili, ma anche per i ginecologi. Come si prepara allora il Cantone a questa eventualità?

"Per il Ticino le norme restrittive italiane si traducono certamente in un afflusso dall'Italia di medici italiani e coppie sterili, con relativo indotto economico. Il Parlamento cantonale – precisa ancora Cassis - ha approvato pochi giorni fa la norma applicativa della Legge federale sulla medicina della procreazione".

 

Una decina le richieste dei medici italiani

 

"Appena scaduto il termine di referendum, verso la fine di luglio – aggiunge il medico cantonale - potremo iniziare a rilasciare le autorizzazioni. Sono una decina le richieste provenienti da medici italiani".

"Ricordo infine che si tratta di autorizzazioni di polizia sanitaria, senza alcun contingentamento. Chiunque dispone dei requisiti di qualità richiesti dalla legge, può esercitare nel nostro Cantone (e in tutti i Cantoni svizzeri) questa specialità medica, i cui costi NON sono assunti dalle casse malati (assicurazione secondo LAMal)".

"Non so se si possa parlare di 'terra promessa’ – conclude Ignazio Cassis - ma certamente è possibile parlare di un 'ramo economico fiorente’ ".

swissinfo, Françoise Gehring, Lugano-Locarno

 

Friday, July 08, 2005

I just love speeding at night

July 08, 2005

From Martin Penner in Rome
(But minister, aren't you in charge of slowing drivers down?)



ITALY’S Transport Minister has provoked dismay and some hilarity by admitting that he loves driving through the night at almost 100mph — well over the national speed limit.
Pietro Lunardi has spent much of his four years in office encouraging Italians to drive responsibly in an attempt to curb the country’s notoriously high annual death toll from road accidents.



He dropped his bombshell at the end of a press conference about measures to reduce congestion this summer.

In off-the-cuff remarks, Signor Lunardi said he hoped that many Italians would adopt his own strategy for avoiding traffic. “Personally I like travelling at night. Whenever I can, I take my car and drive alone.”

Asked by a reporter if he ever drove at 150 km/h (94mph), a smiling Signor Lunardi replied: “Yes, even faster.” The speed limit on Italian motorways is 130 km/h (81.5mph).

A few hours later, after a negative reaction and the failure of any of his government colleagues to defend him, Signor Lunardi issued a statement saying that he had been joking. “It is my habit to respect speed limits scrupulously, not just because the rules of the road impose it but also because I care deeply about my safety and that of other motorists.”

But not everyone was convinced by this. “His clarification seemed so bureaucratic, so virtuous and virginal, that it only provoked more smiles,” said Corriere della Sera.

The doubts, as commentators noted, were hard to avoid given that, in 2003, Signor Lunardi campaigned to have the national speed limit raised to 150km/h on certain stretches of motorway.

“Speed causes fewer accidents than distraction. If you drive fast you remain alert, you don’t doze off,” he said at the time. That idea was eventually shelved.

Despite his alleged love of speed, Signor Lunardi is credited with having a positive impact on the way Italians drive. He introduced a points-based licence system with which motorists can be more effectively punished for dangerous misdemeanours.

Drivers start with 20 points and they lose them for offences such as going through red lights, overtaking on bends and failing to wear seat belts.

Under the system, people caught driving at up to 40km/h over the speed limit, lose 2 points. Any higher and 10 points are deducted.

Amid the polemics over his “night-time speeding” admission, Signor Lunardi said the new licence system, in effect since 2003, had already saved 2,000 lives. But politicians in the centre-left Opposition were unimpressed. They called for his immediate resignation — “at 150km/h” a Green MP said — and for his licence to be withdrawn.

Walter Tocci, an MP for the Democratic Left, called Signor Lunardi’s remarks “extremely serious”.

He added: “We hope that motorists take the minister’s words as a dangerous bit of showing off and not as an invitation to break the law.”

Ermete Realacci, of the Margherita party, said: “We knew he liked to put his foot down, but we didn’t expect this. For ordinary Italians it sound like a smack in the face: we have to respect the rules and he can go at 150 or more.”

Robert Habeck on Israel and Antisemitism

https://www.youtube.com/watch?v=MdZvkkpJaVI&ab_channel=Bundesministeriumf%C3%BCrWirtschaftundKlimaschutz