Wednesday, December 28, 2011

Il Ticino per la Svizzera come la Grecia per l'Europa



Dieci anni fa l'arrivo dell'euro. Thomas Straubhaar, professore svizzero all'Università di Amburgo e direttore dell'Istituto di economia mondiale di Amburgo, spiega l'importanza della moneta unica e fa un paragone con la Svizzera: "Anche in Svizzera non esiste uno spazio economico ottimale"

 
Keystone (archivio)

Professore, i politici promettono da mesi la soluzione al problema della crisi dell'euro. La popolazione non ne può più di sentirselo dire. Lei, invece?
"Comprendo molto bene questo sentimento negativo tra la popolazione. La politica ha promesso promesso troppe cose a problemi che richiedono soluzioni a breve termine. In Germania il Governo ha detto troppo a lungo quello che non voleva anziché quello che veramente vuole. Credeva, evidentemente, di poter promettere una scelta tra l'inferno e il paradiso. Ma in questo caso la scelta è tra l'inferno e il purgatorio".

La politica è chiamata a richieste eccessive...
"Sì. Essa avrebbe il compito di dare risposte a obiettivi a lungo termine. Ma non lo sta facendo più da un pezzo. La conseguenza? I politici lavorano per risolvere i problemi a breve termine. I tedeschi hanno tentato di organizzare una macchina perfetta di intervento antincendio, mentre il granaio in Grecia stava già bruciando. Se si guarda al passato si sarebbe potuto soffocare sul nascere i focolai che si stavano sviluppando nei singoli paesi colpiti dalla crisi del debito, anziché far estendere le fiamme ai paesi sani".

Guardiamo, appunto al passato. Tredici anni fa nasceva l'euro. Una maledizione o una benedizione?
"Una benedizione, di questo non ne ho il minimo dubbio. L'integrazione europea, iniziata nel 1957, è un successo. In Europa regna la pace da 66 anni. Attraverso l'unificazione europea, e in questo processo vi è da includere anche l'introduzione dell'euro, si sono potuti risparmiare spese  inutili per armamenti e guerre. Questa "divisa della pace" è inestimabile. Un valore troppo grande".

Ma la corsa agli armamenti si sarebbe potuta evitare anche senza euro?
"Non bisogna dimenticare che l'euro è nato come conseguenza della caduta del muro del Berlino e la fine della Guerra fredda. La Francia non accettava una Germania riunificata, che avrebbe ripreso il dominio dell'Europa e, quindi, il presidente Francois Mitterand, in cambio della riunificazione ha chiesto la rinuncia al marco tedesco".

Come sarebbe oggi l'Europa senza moneta unica?
"Difficile da dire. Avremmo ancora politiche nazionali e molto isolazionismo. I legami tra i paesi europei sarebbero meno stretti. Da economista dico che l'unione monetaria non era necessaria. Lo spazio monetario si è dimostrato già dall'inizio non perfetto. In questo progetto la politica ha assunto un ruolo sovradimensionato, in una situazione economica non ancora matura per questo evento".

Anche senza euro ci sarebbe stata una crisi del debito così seria?
"La crisi del debito è una conseguenza dell'euro. I paesi dell'Europa meridionale, deboli a livello economico e strutturale, hanno potuto ottenere crediti vantaggiosi. Ma i debiti sovrani non sono che la punta dell'iceberg. Il problema maggiore sono i deficit di bilancio, che devono essere finanziati attraverso il credito".

Si spieghi meglio...
"Facciamo un esempio. Un greco ottiene un credito da una banca greca per acquistare un macchinario tedesco. Il denaro arriva dalla banca centrale europea. E' lei ad accordare il credito alle banche nazionali, che a loro volta concedono credito alle banche d'affari. E' tutto legale, ma non senza risvolti pericolosi. La Banca Centrale Europea ha concesso crediti alle banche nazionali per diverse centinaia di miliardi di euro. E nel caso di un crollo della zona Euro, anche questi soldi andrebbero persi".

La Cancelliera Merkel ha detto che se fallisce l'Euro, fallisce l'intera Europa. Lei cosa ne pensa?
"La penso più o meno come lei, anche se l'Europa non sparirebbe dalle carte geografiche se l'Euro dovesse fallire. Sarebbe una grossa illusione pensare che se l'euro dovesse crollare il giorno dopo tutto sarebbe come prima. Il mercato interno europeo è così intrinsecamente legato, che ci sarebbe il caos. E nessuno vuole che ciò accada".

E cosa avrebbero dovuto fare Helmut Kohl e Mitterand quando hanno fondato l'euro?
"Con il senno di poi si è tutti sempre più sapienti. L'Eurozona senza unione politica non può funzionare e oggi ne paghiamo le conseguenze. Lo sbaglio originale è la mancata unione fiscale e ciò crea le condizioni di un'Europa non matura per una unione monetaria. E poi si dimentica volentieri una cosa: anche la Svizzera non rappresenta uno spazio economico ottimale".

Ma in questo paese funziona!
"La Svizzera è dal 1848 uno stato federale, ma non è un'unione politica, così come non è un'unione fiscale. La Svizzera è stata da sempre una "Willensnation", che si basa sull'aiuto solidale alle regioni deboli. Senza la perequazione finanziaria per il Giura e il Ticino le cose andrebbero male".

Lei sta dicendo, in pratica, che giurassiani e ticinesi sono per gli svizzeri quello che i greci sono per l'Europa?
"A livello economico sì. Ma non c'è nulla di male in tutto ciò. In Svizzera è ovvio il sostegno ai cantoni deboli, poiché si è consapevoli che ciò serve alla coesione della comunità. Questa realtà non esiste ancora in Europa. La Svizzera, prima di arrivare a questa consapevolezza, ci ha messo circa 560 anni, dal 1291 al 1848. Settant'anni fa la Guerra in Europa è costata la vita a milioni di persone".     

 
 

Friday, November 11, 2011

TIME

 
 
Il Time dedica la copertina della sua edizione europea, che sarà in edicola il 21 novembre prossimo, a Silvio Berlusconi con il titolo: "L'uomo che sta dietro l'economia più pericolosa al mondo". In un reportage realizzato da Rana Foroohar, si spiega "come il primo ministro uscente ha messo a repentaglio l'Unione Europea e il motivo per cui non ne è dispiaciuto". Richiami in copertina a Berlusconi anche nell'edizione americana e asiatica di Time. "Ciao Berlusconi! Come è diventato l'asset più tossico dell'Italia" si legge sulla copertina delle due edizioni. 

Thursday, September 29, 2011

Lettera della BCE all'Italia

La lettera TRADOTTA IN ITALIANO

«C'è l'esigenza di misure significative
per accrescere il potenziale di crescita»

Francoforte/Roma, 5 Agosto 2011


Caro Primo Ministro,
Il Consiglio direttivo della Banca centrale europea il 4 Agosto ha discusso la situazione nei mercati dei titoli di Stato italiani. Il Consiglio direttivo ritiene che sia necessaria un'azione pressante da parte delle autorità italiane per ristabilire la fiducia degli investitori.
Il vertice dei capi di Stato e di governo dell'area-euro del 21 luglio 2011 ha concluso che «tutti i Paesi dell'euro riaffermano solennemente la loro determinazione inflessibile a onorare in pieno la loro individuale firma sovrana e tutti i loro impegni per condizioni di bilancio sostenibili e per le riforme strutturali». Il Consiglio direttivo ritiene che l'Italia debba con urgenza rafforzare la reputazione della sua firma sovrana e il suo impegno alla sostenibilità di bilancio e alle riforme strutturali.
Il Governo italiano ha deciso di mirare al pareggio di bilancio nel 2014 e, a questo scopo, ha di recente introdotto un pacchetto di misure. Sono passi importanti, ma non sufficienti.

Nell'attuale situazione, riteniamo essenziali le seguenti misure:
1.Vediamo l'esigenza di misure significative per accrescere il potenziale di crescita. Alcune decisioni recenti prese dal Governo si muovono in questa direzione; altre misure sono in discussione con le parti sociali. Tuttavia, occorre fare di più ed è cruciale muovere in questa direzione con decisione. Le sfide principali sono l'aumento della concorrenza, particolarmente nei servizi, il miglioramento della qualità dei servizi pubblici e il ridisegno di sistemi regolatori e fiscali che siano più adatti a sostenere la competitività delle imprese e l'efficienza del mercato del lavoro.
a) È necessaria una complessiva, radicale e credibile strategia di riforme, inclusa la piena liberalizzazione dei servizi pubblici locali e dei servizi professionali. Questo dovrebbe applicarsi in particolare alla fornitura di servizi locali attraverso privatizzazioni su larga scala.
b) C'è anche l'esigenza di riformare ulteriormente il sistema di contrattazione salariale collettiva, permettendo accordi al livello d'impresa in modo da ritagliare i salari e le condizioni di lavoro alle esigenze specifiche delle aziende e rendendo questi accordi più rilevanti rispetto ad altri livelli di negoziazione. L'accordo del 28 Giugno tra le principali sigle sindacali e le associazioni industriali si muove in questa direzione.
c) Dovrebbe essere adottata una accurata revisione delle norme che regolano l'assunzione e il licenziamento dei dipendenti, stabilendo un sistema di assicurazione dalla disoccupazione e un insieme di politiche attive per il mercato del lavoro che siano in grado di facilitare la riallocazione delle risorse verso le aziende e verso i settori più competitivi.

2.Il Governo ha l'esigenza di assumere misure immediate e decise per assicurare la sostenibilità delle finanze pubbliche.
a) Ulteriori misure di correzione del bilancio sono necessarie. Riteniamo essenziale per le autorità italiane di anticipare di almeno un anno il calendario di entrata in vigore delle misure adottate nel pacchetto del luglio 2011. L'obiettivo dovrebbe essere un deficit migliore di quanto previsto fin qui nel 2011, un fabbisogno netto dell'1% nel 2012 e un bilancio in pareggio nel 2013, principalmente attraverso tagli di spesa. È possibile intervenire ulteriormente nel sistema pensionistico, rendendo più rigorosi i criteri di idoneità per le pensioni di anzianità e riportando l'età del ritiro delle donne nel settore privato rapidamente in linea con quella stabilita per il settore pubblico, così ottenendo dei risparmi già nel 2012. Inoltre, il Governo dovrebbe valutare una riduzione significativa dei costi del pubblico impiego, rafforzando le regole per il turnover (il ricambio, ndr) e, se necessario, riducendo gli stipendi.
b) Andrebbe introdotta una clausola di riduzione automatica del deficit che specifichi che qualunque scostamento dagli obiettivi di deficit sarà compensato automaticamente con tagli orizzontali sulle spese discrezionali.
c) Andrebbero messi sotto stretto controllo l'assunzione di indebitamento, anche commerciale, e le spese delle autorità regionali e locali, in linea con i principi della riforma in corso delle relazioni fiscali fra i vari livelli di governo.

Vista la gravità dell'attuale situazione sui mercati finanziari, consideriamo cruciale che tutte le azioni elencate nelle suddette sezioni 1 e 2 siano prese il prima possibile per decreto legge, seguito da ratifica parlamentare entro la fine di Settembre 2011. Sarebbe appropriata anche una riforma costituzionale che renda più stringenti le regole di bilancio.
3. Incoraggiamo inoltre il Governo a prendere immediatamente misure per garantire una revisione dell'amministrazione pubblica allo scopo di migliorare l'efficienza amministrativa e la capacità di assecondare le esigenze delle imprese. Negli organismi pubblici dovrebbe diventare sistematico l'uso di indicatori di performance (soprattutto nei sistemi sanitario, giudiziario e dell'istruzione). C'è l'esigenza di un forte impegno ad abolire o a fondere alcuni strati amministrativi intermedi (come le Province). Andrebbero rafforzate le azioni mirate a sfruttare le economie di scala nei servizi pubblici locali.
Confidiamo che il Governo assumerà le azioni appropriate.
Con la migliore considerazione,

Mario Draghi, Jean-Claude Trichet
29 settembre 2011 08:28

 

http://www.corriere.it/economia/11_settembre_29/trichet_draghi_italiano_405e2be2-ea59-11e0-ae06-4da866778017.shtml

 

Tuesday, September 27, 2011

I trader? Più spietati degli psicopatici

 

Un gruppo di studiosi svizzeri: gli operatori di Borsa mostrano preoccupanti tendenze alla distruzione

MILANO - I trader dei mercati finanziari? Più spietati e manipolatori degli psicopatici. È il risultato di uno studio dell'Università di San Gallo, in Svizzera. I ricercatori elvetici hanno messo a confronto agenti di cambio con un gruppo di disturbati mentali e sottoposto le due categorie a diversi test. I risultati sono oltremodo preoccupanti ed hanno sorpreso gli stessi esperti.

OPERATORI E FRODI- Le circostanze e le dimensioni del misfatto attribuito a Kweku Adoboli, il 31enne trader-truffatore inglese che ha messo in ginocchio due settimane fa il colosso bancario Ubs, hanno l’aria di essere una sorta di conferma ai risultati dello studio svolto ora dall'Università di San Gallo. Difatti, il tempismo è perfetto: il giovane broker è stato nel frattempo accusato di una frode da 2,3 miliardi di dollari (1 miliardo e 650 milioni di euro) ai danni della più grande banca svizzera. La domanda che molti osservatori si sono posti: Perché lo ha fatto? E ancora: cosa non funziona con le banche, ma soprattutto con quei giovani professionisti della Borsa? La risposta dei ricercatori svizzeri: si comportano in maniera più spietata e manipolatrice degli psicopatici.

LO STUDIO - Sono stati presi in esame l’impegno a cooperare e l'egoismo di 27 operatori professionisti, in gran parte impiegati presso banche svizzere, ma anche trader che lavorano nel commercio delle materie prime e degli hedge fund, i fondi speculativi. Dall’altra parte uno studio effettuato in precedenza su 24 persone con gravi problemi psichici e ricoverate in cliniche in Germania e un altro, svolto su un gruppo di controllo di 24 persone «normali». Ebbene, i soggetti hanno sostenuto prove di simulazioni al computer e sono stati sottoposti a test d'intelligenza. Alla base degli esperimenti c'era il noto gioco a somma zero, in cui se uno guadagna l’altro perde. Le conclusioni hanno addirittura superato le aspettative del team messo insieme da Pascal Scherrer e Thomas Noll, il primo un esperto forense, il secondo psichiatra e direttore del centro di detenzione svizzero Pöschwies, a nord di Zurigo. «Naturalmente non si possono mettere sullo stesso piano gli operatori di Borsa con i disturbati mentali», ha spiegato Noll alla Neue Zürcher Zeitung. Tuttavia, aggiunge il coautore Noll: «In certi casi i trader si sono comportati in modo più egoista, più aggressivo e sono risultati più inclini al rischio rispetto al gruppo di psicopatici che hanno completato lo stesso tipo di test».

INCLINAZIONE A DISTRUGGERE - Noll ha sottolineato che con il loro comportamento spesso senza scrupoli, i trader - che maneggiano quotidianamente azioni, derivati o cambi - non hanno nemmeno superato l'obiettivo del guadagno assoluto in raffronto con gli altri gruppi. Invece di lavorare in modo oggettivo e sobrio per un profitto più alto, «hanno soltanto cercato di ottenere più dei loro avversari. E per danneggiarli hanno speso molte energie». In altre parole: è un po’ come se il vicino di casa avesse la stessa nostra macchina e «si andasse da lui con la mazza da baseball per distruggerla. Il tutto solo per avere l'auto più bella nel quartiere». Gli studiosi, riferisce Nzz nella sua versione online, non sanno spiegarsi questa inclinazione alla distruzione.

Elmar Burchia
26 settembre 2011(ultima modifica: 27 settembre 2011 08:21)

 

 

 

http://www.corriere.it/economia/11_settembre_26/operatori_borsa_spietati_psicopatici_burchia_d1475624-e833-11e0-9000-0da152a6f157.shtml

Monday, July 25, 2011

Greenpeace, le diesel minacciano il pianeta

Il gasolio europeo viene  regolarmente miscelato con i biocarburanti più dannosi, cioè quelli prodotti da colza, soia e olio di palma... "Un danno per il clima incalcolabile"


Greenpeace, le diesel  minacciano il pianeta
Fare il pieno di diesel in Europa rende gli automobilisti, anche quelli italiani, causa inconsapevole dei cambiamenti climatici, la deforestazione dell'estinzione di specie a rischio come la tigre di Sumatra.  Lo rivela Greenpeace nel rapporto "Metti (l'estinzione di) una tigre nel motore".
La colpa sembra essere dell'Unione Europea, che spinge per l'adozione cieca dei biocarburanti senza distinguere tra quelli che aiutano il clima e quelli che invece sono un pericolo per il Pianeta.

Greenpeace ha raccolto 92 campioni di diesel in stazioni di servizio delle principali compagnie (Esso, Agip, Shell, ecc) in nove Paesi europei e li ha inviati ad un laboratorio tedesco specializzato nelle analisi dei carburanti. I risultati rivelano che il diesel europeo viene  regolarmente miscelato con i biocarburanti più dannosi, cioè quelli prodotti da colza, soia e olio di palma.
Valutazioni ufficiali dell'Unione Europea confermano che la produzione di biocarburanti da queste colture accelera la deforestazione e il cambio d'uso dei suoli indiretto (ILUC): per produrre cibo dovremo comunque deforestare altrove. Questo li rende più dannosi per il clima dei combustibili fossili.
Tra i campioni di diesel raccolti, quelli con la maggiore percentuale di biocarburanti  -  tra il 5 e il 7 per cento- sono stati trovati in Francia, Germania, Italia, Svezia e Austria. Mentre in Francia la coltura più utilizzata è la soia, in Italia è stata riscontrata un'altissima percentuale di olio di palma.

"Gli
italiani che si preparano per lunghi viaggi in macchina per le ferie estive, senza saperlo, faranno il pieno di cambiamenti climatici, deforestazione ed estinzione di specie - spiega Chiara Campione, responsabile della Campagna Foreste di Greenpeace Italia - servono subito leggi che limitino l'uso di quei biocarburanti che distruggono clima e foreste e favoriscano soluzioni più efficienti."

Secondo un'analisi dei Piani d'Azione per le Energie Rinnovabili dei governi europei, le politiche comunitarie porteranno, rispetto ai valori del 2008, ad un incremento dell'utilizzo dei biocarburanti di origine vegetale del 170 per cento al 2020. Lo scorso dicembre, la Commissione Europea aveva dichiarato che avrebbe rivisto le opzioni per mitigare gli effetti della produzione dei  biocarburanti entro e non oltre il luglio 2011, sulla base di un approccio precauzionale e utilizzando le migliori conoscenze scientifiche disponibili.

A fronte di tutto ciò Greenpeace chiede l'introduzione di normative vincolanti per aumentare l'efficienza dei motori e ridurre l'uso di ogni tipo di carburante, inclusi i biocarburanti,  una legislazione che obblighi i produttori di energia a calcolare le emissioni dei biocarburanti includendo quelle derivanti dal cambio d'uso dei suoli indiretto e, infine, che per il raggiungimento degli obiettivi di abbattimento delle emissioni stabiliti nei Piani Energetici degli Stati membri non vengano tenuti in considerazione quei biocarburanti che non garantiscono una reale riduzione delle emissioni rispetto ai carburanti convenzionali.

(20 luglio 2011)

 

Thursday, March 17, 2011

L'atomo e i costi troppo alti: non conviene

CORRIERE DELLA SERA.it

Perché sono contrario

Nell'ultima valutazione del Dipartimento dell'Energia Usa, l'elettricità da nucleare risulta la più cara

di GIANNI SILVESTRINI

Il nucleare, questo nucleare, non convince per diversi motivi. Innanzitutto non sono escludibili eventi catastrofici a causa di fattori esterni o di errori umani. Si spera nella quarta generazione che, verso il 2030, dovrebbe portare a reattori intrinsecamente sicuri. C'è poi una valutazione economica, in quanto i costi tendono costantemente ad aumentare. Nell'ultima valutazione del Dipartimento dell'Energia Usa (Energy Outlook 2010) sugli impianti da costruire nei prossimi due decenni, l'elettricità da nucleare risulta la più cara. È il motivo per cui negli Stati Uniti sono previsti dei meccanismi di incentivazione per le nuove centrali, altro che riduzione della bolletta... Infine pesa una considerazione etica. A quasi cinquant'anni dalla prima centrale, non esiste un solo Paese al mondo che abbia realizzato un deposito definitivo per le scorie altamente radioattive. Per tutti gli oggetti che noi conosciamo - un frigorifero, un'automobile, una bottiglia - è prevista la chiusura del ciclo. Per i rifiuti nucleari, la cui pericolosità ha tempi di dimezzamento di decine di migliaia di anni, non abbiamo ancora trovato una soluzione, lasciando in questo modo alle generazioni future un velenoso regalo.

I fautori di questa tecnologia sostengono che però consente di ridurre i consumi di combustibili fossili e le emissioni dei gas serra. Vero, ma è possibile ottenere lo stesso risultato in modo più efficace e meno rischioso. Le fonti rinnovabili, considerate marginali fino a poco tempo fa, stanno crescendo a ritmi imprevedibili e i loro costi si stanno rapidamente riducendo. L'elettricità producibile dagli impianti solari ed eolici installati nel mondo tra il 2005 e il 2010 è tre volte maggiore rispetto a quella dei reattori nucleari entrati in servizio negli stessi anni. La metà della potenza elettrica installata in Europa lo scorso decennio è rinnovabile. E l'accelerazione della crescita è formidabile. La potenza fotovoltaica globale installata nel 2010 è, ad esempio, aumentata del 120% rispetto all'anno prima.

Grazie al contesto energetico così drasticamente mutato, la riflessione internazionale che seguirà all'incidente di Fukushima avrà un decorso diverso rispetto all'impatto che si ebbe dopo Chernobyl. Allora l'effetto fu quello di bloccare la crescita del nucleare senza innescare però una vera alternativa. Le fonti rinnovabili erano all'inizio del loro sviluppo e non rappresentavano un'opzione credibile, anche se le esperienze californiane, danesi, giapponesi già facevano intuire le enormi potenzialità di queste tecnologie. La potenza eolica oggi è cento volte superiore, quella solare addirittura mille volte più ampia. E i costi sono scesi drasticamente.

Tutto ciò fa ritenere che altri Paesi seguiranno la strada della Germania che aveva deciso, già prima dell'incidente giapponese, di uscire dal nucleare puntando a soddisfare nel 2050 almeno l'80% della richiesta elettrica con le rinnovabili. Una strategia lungimirante che negli ultimi anni ha consentito di raddoppiare l'elettricità verde grazie a un milione di impianti solari, eolici, a biomassa e di creare un comparto che conta 340.000 addetti, un pilastro ormai dell'economia tedesca.
Dunque, le riflessioni dopo la tragedia giapponese possono portare ad un drastico ripensamento delle strategie energetiche con un rilancio delle politiche dell'efficienza energetica e dell'utilizzo delle rinnovabili. Una strada fortemente innovativa che garantisce maggiore sicurezza energetica, riduce i rischi di cambiamenti climatici, crea imprese ed occupazione. L'Italia, che ultimamente ha ottenuto risultati interessanti nelle rinnovabili, farebbe bene a seguire questa strada.

Gianni Silvestrini
 
 
 

Friday, January 21, 2011

Why the prime minister may yet survive his latest sordid sex scandals

A party animal

Silvio Berlusconi's scandals

Too many late nights?

CETTO LA QUALUNQUE is an irredeemably corrupt, vulgar businessman from Calabria, Italy’s mobster-ridden toe. He has just returned from a stretch on the run from the law to stand for mayor of his native, bullet-ridden Marina di Sopra (ominously twinned with Weimar). Unlike Martin Luther King, he says, “I have no dream…but I do like pilu [a dialect term for a bit of tail].” Mr La Qualunque, the central character in a new film, “Qualunquemente”, is an invention. But this week he suddenly looked awfully real.

On January 17th Milan prosecutors submitted to parliament a dossier of statements, reports and wiretap transcripts that depicted scenes as extravagantly sordid as anything in the much-trailed comedy. They included orgiastic parties staged at the home of Italy’s prime minister, Silvio Berlusconi, involving more than 20 half-naked women, and a room for what are known to participants as “Bunga Bunga” sessions, equipped for pole-dancing, with wardrobes full of skimpy nurses’ and policewomen’s uniforms.

The dossier summarised an inquiry that represents perhaps the biggest threat so far to Mr Berlusconi and his three-year-old conservative government. On January 14th the prime minister learnt that he had been placed formally under investigation, suspected of two offences: paying for sex with an underage prostitute and abusing his position by trying to cover it up. The alleged prostitute is a Moroccan runaway, Karima el-Mahroug (known as Ruby). The dossier, sent to Rome because investigators need parliamentary consent for a crucial office search, claims that Ms el-Mahroug visited Mr Berlusconi’s villa near Milan eight times in 2010. When she was taken to a police station on suspicion of theft in May, she was handed over to an associate of the prime minister after a call from his office. The prosecutors believe they have enough proof to have Mr Berlusconi indicted without a pre-trial hearing. He could even be in the dock by May.

The solution to this crisis that might suggest itself in most other countries was flatly ruled out by the prime minister on January 18th. “Resign?” he asked journalists. “Are you mad?” Once again, he seems bent on facing down claims that would persuade most normal public figures that the time had come for retirement, perhaps to a monastery. This is the seventh sex scandal in which Mr Berlusconi has been personally implicated. But as the others have shown, the mechanisms that drive out politicians elsewhere do not really apply in Italy, or at least not to Mr Berlusconi.

Most political leaders in other countries are persuaded to go before any charges reach the courts by their own followers “for the good of the party”. But since the electoral law introduced by Mr Berlusconi’s previous government in 2005 makes Italian parliamentarians dependent for re-election entirely on their party leaders, who decide where to place candidates on the party lists, such rebellions are almost impossible to organise. This is especially true in the prime minister’s People of Freedom (PdL) movement, many of whose parliamentarians owe their political careers to Mr Berlusconi.

After surviving two opposition no-confidence motions last year, the prime minister’s main apparent vulnerability is to desertion by the PdL’s allies in the Northern League. So far, they have remained loyal, even though part of the league’s original mission was to clean up public life. But the government is now so hamstrung that it may be unable to secure the tax reforms that the Northern League’s leader, Umberto Bossi, touts as the price of continued support. Unless he withdraws that support, the only route that could topple the prime minister would seem to run through the courts. And that is a potentially winding path, punctuated by side-turnings down which Mr Berlusconi could easily escape again.

For a start, his lawyers argue that the Milan prosecutors have no right to investigate the alleged offences, since Mr Berlusconi’s villa lies outside the city’s judicial boundaries (as does the home of the police official who took the late-night call from his office that led to Ms el-Mahroug’s release). They will also note that Mr Berlusconi and his young friend have both denied having sex and say there is no conclusive proof that they did, let alone that he paid for it. Accounts of the “Bunga Bunga” sessions include much alleged lewdness, but no mention of actual sex.

The accusation that the prime minister abused his powers may be easier to prove and carries a heavier maximum sentence (12 years against three for having sex with a juvenile prostitute). But Mr Berlusconi’s lawyers could protest that such a charge requires trial by a special court and approval by the Chamber of Deputies.

There are two big dangers in this uncertain situation. One is that the government, which has been unable to do much for the past two years because its leader has been repeatedly distracted by problems of his own making, remains inert for months to come, heedless of Italy’s economic problems. The second, perhaps greater, risk, which was suggested by Mr Berlusconi this week, is that he may seek a new mandate to crush the independence of the judiciary in an election that might threaten the very foundations of his 150-year-old country. Poor Italy.

 

http://www.economist.com/node/17965515

 

 

Robert Habeck on Israel and Antisemitism

https://www.youtube.com/watch?v=MdZvkkpJaVI&ab_channel=Bundesministeriumf%C3%BCrWirtschaftundKlimaschutz