L'Italia in questo momento è priva dell'Authority per le Comunicazioni, mentre quella dell'Antitrust è stata rinnovata senza economisti. Le imprese e la politica del nostro Paese non sopportano le regole.
Da giovedì 10 marzo non esiste più l'Authority delle Comunicazioni, nel senso che è scaduta; il Parlamento, solo dalla prossima settimana, sarà chiamato a eleggere un nuovo organismo.
Non si tratta di una novità: la data della scadenza era nota alle forze politiche e al Parlamento da quando venne eletto Enzo Cheli, cioè dal 1998. E' da cinque o sei mesi che su tutti i giornali impazza il toto-nomine per cercare di scoprire chi ne sarebbe il successore. Lo stesso Cheli, con correttezza, più di due mesi fa aveva posto il problema di un'eventuale conferma per l'ordinaria amministrazione dell'organismo. Legge però non la prevede, secondo il parere del Consiglio di Stato. Anche l'opposizione ha chiesto una proroga, per decreto, dei poteri dell'attuale Commissione, almeno per quarantacinque / sessanta giorni; ma non è possibile perché si tratta di un organismo eletto dal Parlamento, che il Governo non potrebbe prorogare.
Così, nonostante tutti lo sapessero, l'Authority è alla fine è scaduta; questo accade in piena campagna elettorale, quella campagna elettorale per le Regionali e per il Referendum che, in base alla legge sulla par condicio, proprio l'Authority deve monitorare: vigilando su eventuali violazioni delle norme, chiedendo comportamenti più corretti, sanzionando i comportamenti scorretti.
Invece, per questa campagna elettorale (o almeno per una parte) l'Authority non ci sarà; se anche venisse eletta in poche sedute, cosa improbabile ma possibile, sconterebbe un periodo inevitabile di rodaggio e di assestamento prima di essere pienamente operativa, anche se formalmente già legittimata. E' come se all'inizio di una partita i giocatori scoprissero che l'arbitro è andato in pensione; tutti sapevano che doveva andare in pensione ma nessuno si è ricordato di sostituirlo per tempo.
Questo fatto è particolarmente grave perché l'Authority delle Comunicazioni dovrebbe vigilare (insieme all'Antitrust) in base alla legge Frattini sul conflitto di interessi, cioè sul fatto che il governo non favorisca attività imprenditoriali del capo del governo e della sua famiglia. Tutto questo avviene in un momento particolarmente delicato per tante situazioni legate al mondo della telefonia fissa e mobile, della rete Internet, del digitale terrestre, della convergenza multimediale.
Si tratta però di un fatto normale, se pensiamo a come l'attuale maggioranza parlamentare e il mondo delle imprese giudicano con grande sofferenza e fastidio l'esistenza stessa delle authority di garanzia e la loro attività: da quella per la Privacy, anch'essa in scadenza e del cui rinnovo nessuno si cura, a quella dell'Antitrust, le cui ultime nomine (di Giorgio Guazzaloca e del professor Penati, consigliere legale di Berlusconi), sono oggetto di un ricorso contrario, presentato al Tar dall'associazione dei consumatori Cittadinanzattiva e da altre, per mancanza dei requisiti di competenza e imparzialità.
L'Antitrust nel suo organismo è privo della presenza di economisti, che renderà in pratica difficile se non impossibile la propria attività; e per ricoprire la carica di presidente dell'Antitrust si era parlato di Mario Monti, ex garante Antitrust europeo e uno dei maggiori economisti italiani.
In questi anni l'Antitrust presieduta da Tesauro, a cui il Parlamento ha voluto negare poteri di vigilanza sui mercati bancari e finanziari contro le normative europee, e nonostante gli scandali finanziari gravissimi, non ha avuto vita facile. Era stato avversato per aver messo in evidenza la grave situazione di duopolio televisivo e pubblicitario di Rai-Mediaset che, finalmente, l'altra Authority (quella per le Comunicazioni) ha deciso di sanzionare prima di andare via. E ricordiamo anche gli scontri con il gruppo Benetton-Autostrade, che aveva minacciato l'Antitrust di non investire più in Italia a causa dei suoi interventi, fino agli scontri molto duri con Telecom Italia, legali e mediatici, portati avanti da Tronchetti Provera stesso.
Anche l'Authority per le Comunicazioni è stata oggetto di uno svuotamento dei suoi poteri da parte di Gasparri con il nuovo Codice delle Comunicazioni: sarebbe dovuto accadere il contrario, cioè sarebbe dovuta essere l'Authority, organismo tecnico indipendente, a ridimensionare i poteri del ministero politico. Per non parlare dei continui tentativi di mettere in riga Cheli da parte di Gasparri, in parte rintuzzati, in parte no.
Nonostante questi attacchi, l'Authority di Cheli prima di chiudere il proprio mandato ha multato Rai e Mediaset per posizione dominante; ha proibito la pubblicità televisiva degli 899 nella fascia fino alle 23; ha riconfermato che la posizione ultradominante di Telecom Italia necessita di controlli e regole che la sfavoriscano e la limitino rispetto ai suoi concorrenti decisamente molto più deboli.
Tutto sommato Cheli e Tesauro se la sono cavata, nonostante un'onda montante sempre più forte volta a ridimensionarli totalmente. Ma tutto lascia presagire che le Authority future saranno molto più deboli, se non conniventi, rispetto ai potentati politico-economici di casa nostra.
Pier Luigi Tolardo - Quelli di Zeus
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