Più che le donne, sono gli uomini a decidere di posticipare la nascita del primo figlio. E la natalità ci rimette
Rispetto agli altri paesi, le donne italiane hanno il primo figlio un anno più tardi ma diventa oltre il doppio, ossia superiore ai due anni, negli uomini. La nascita del primo figlio per le donne (quelle nate nella prima metà degli anni '60) arriva mediamente intorno a 27 anni, un anno in più rispetto alla Francia e mezzo anno in più rispetto a Spagna ma mezzo anno in meno rispetto alla Finlandia. Gli uomini invece (sempre nati nella prima metà degli anni '60), diventano padri per la prima volta mediamente a 33 anni (3,5 in più rispetto a quelli nati dieci anni prima) mentre in Spagna, Francia e Finlandia l'età dei neo-padri è inferiore a 31 anni. Ma non solo. L'Istat dice che nella scelta di avere il primo figlio un «più marcato effetto negativo» è da attribuire all'età di lui rispetto all'età di lei: più tardi gli uomini arrivano a stare in coppia e più tendono a posticipare ulteriormente la decisione di mettere al mondo un figlio. La propensione ad avere il primo figlio si riduce di ben circa l'80% per chi si sposa attorno ai 35 anni rispetto a chi si sposta intorno ai 25. Questo vale sia al nord che al su del paese. L'età femminile sembra invece incidere negativamente solo quando è lei ad essere più grande. All'origine del fenomeno, per l'Istat, c'è il riferimento ad un modello di 'iperrazionalizzazione'; in età matura si diventa più prudenti, meno disposti a mettersi in gioco o in discussione per eventi carichi di vincoli e responsabilità. Tutto ciò sembra valere soprattutto per gli uomini, che possono rimandare la decisione di diventare padre 'sine die', mentre per le donne il periodo fecondo impone una 'deadline'. L'Istat conferma che i giovani italiani continuano a rimanere in casa con mamma e papà più dei coetanei europei. Nella fascia 30-34 anni vive con i genitori il 40% degli uomini e circa il 20% delle donne. L'uscita dalla casa di origine avviene solitamente intorno ai 30 anni e a seguito di matrimonio. È stata inoltre rinforzata la quota di donne con istruzione superiore a quello dello sposo, più che raddoppiata negli ultimi 30 anni (era meno del 10% per i matrimoni celebrati a fine anni '60, ora sono circa il 22%) mentre è diminuita nettamente la situazione nella quale lui ha un titolo di studio di livello superiore (da 18% a 14%). Alla nascita del primo figlio, prosegue l'Istat, i genitori sperimentano le difficoltà legate alla cura del bambino. Dopo la prima nascita la partecipazione domestica paterna risulta «nulla o insoddisfacente» ma, come avviene in altri paesi come gli Usa, nel caso la coppia sia giovane ed abbia un reddito doppio soprattutto al Centro nord - una consistente partecipazione dei padri alla cura del primo figlio si ripercuote positivamente sulla fecondità ed aumenta la probabilità di avere altri figli. Le coppie in cui lei non lavora e lui ha un lavoro di alto livello presentano una propensione di andare oltre al figlio unico tra il 10 e il 20% più elevato rispetto alle altre coppie. Il secondo figlio è tendenzialmente più difficile che nasca in una coppia d'istruzione intermedia mentre è più facile in quelle con bassa istruzione o in quelle con alto titolo di studio. 20 ottobre 2005 |
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