Wednesday, November 10, 2004

Tutti «dottori», la passione italiana e' salva

Il titolo spettera' anche a chi ha preso la laurea breve in tre anni. Chi
prosegue gli studi sara' Âdottore magistrale»

di BEPPE SEVERGNINI

I posteggiatori non sbaglieranno più, quando grideranno «Piano, dottore!»
durante la retromarcia. L'annuncio «Dottoressa, le stanno portando via la
macchina», in un ristorante, provocheràà una sommossa: solo la cameriera
resterà dov'e'¨, e forse nemmeno lei. Visti gli stipendi dei neo-laureati,
infatti, è¨ probabile che molte giovani italiane decideranno di servire
spaghetti e contorni. C'è¨ da registrare una novità , gravida di conseguenze
sociali. La novità è¨ questa: la revisione del decreto che ha istituito il
percorso universitario detto «3+2», approvata dalla Corte dei Conti e in
attesa di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, introduce nuove qualifiche
accademiche. Il titolo di «dottore» spetterà ai possessori della laurea
triennale. Chi prosegue gli studi e consegue la laurea magistrale e il
dottorato di ricerca avrà diritto, rispettivamente, alla qualifica di
«dottore magistrale» e di «dottore di ricerca».



Inaugurazione dell'anno accademico all'università Cattolica di Milano
(Newpress)
NUOVI DOTTORI - Prepariamoci, dunque: la Penisola verrà attraversata da
raffiche di sdottoreggiamenti. Il titolo - sogno dichiarato di milioni di
mamme, cruccio segreto di tanti che hanno abbandonato lÂ’università - verrÃ
rilasciato con più generosità . Chi sognava di ridurre l’uso pubblico delle
qualfiche accademiche è servito. Festa grande, invece, tra quanti si sono
iscritti all’università soprattutto per ottenere un titolo di studio (scopo
raggiunto in soli tre anni, venticinque per cento di sforzo risparmiato).
Tutto bene, quindi? Siamo giunti alla pacificazione sociale nel segno del
«dottore»? Temo di no: il sottile classismo italiano troverà altre strade. I
dottori di ricerca, che esistono anche negli altri Paesi, scopriranno che il
titolo (sudato) è troppo comune, e cominceranno a farsi chiamare PhD, all’
americana: così, giusto per non fare confusione. Anche i dottori
magistrali - quelli che completano il 3+2 - vorranno distinguersi.
Stamperanno «Dott. Mag.» sul biglietto da visita, magari: così qualcuno li
scambierà per magistrati, che fanno sempre una certa impressione.

DOTTORI MAGISTRALI - Non è finita: se si è capito bene, il titolo di
«dottore magistrale» spetterà anche a chi «ha conseguito la laurea con gli
ordinamenti didattici previgenti al decreto 509/1999». Penso a molti
fuori-corso degli Anni Ottanta, laureati a calci del sedere sotto ricatto di
genitori esasperati, improvvisamente insigniti del titolo di «dottore
magistrale». Se hanno un po’ di senso dell’umorismo, dovrebbero ridere. Non
escludo, invece, che corrano a farsi la carta intestata. Ci aspettano
giornate interessanti. Con tre diverse categorie di «dottori» (più i medici,
poveretti, che hanno studiato sei anni, più specialità , per ritrovarsi con
un titolo inflazionato) la nazione barocca darà il meglio di sé. Le persone
importanti nasconderanno il titolo accademico (e poi cadranno malamente,
accettando d'essere chiamate «vip»). Il dottor Rossi di Milano e il dottore
(con la «e») Russo di Napoli metteranno in cornice il diploma di laurea in
giurisprudenza, perché si veda che è stato conseguito prima del 1999.
Ragionieri e geometri penseranno di rivolgersi alla Corte Costituzionale:
come, e noi? Ma più di tutti si divertiranno gli stranieri. Già da tempo
erano convinti che il prefisso «dott.», davanti al nome di una persona,
indicasse che quella persona era italiana. Ora hanno la prova definitiva. Un
tempo eravamo «il bel Paese là dove il sì suona» (Dante Alighieri). Oggi,
dopo i condoni e le riforme accademiche, siamo «il Paese (un po’ meno bello)
là dove riecheggia il dott.». Potrebbe essere un progresso, ma non siamo
sicuri.


10 novembre 2004 - Corriere.it

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