Nuova legge autorizza i cittadini a sparare anche fuori casa
non appena si sentano "minacciati". Lobby delle armi soddisfatta
"Licenza d'uccidere" in Florida
la guerra al crimine di Jeb Bush
DAL NOSTRO INVIATO VITTORIO ZUCCONI
WASHINGTON - Attenti a quel nonno, turisti in viaggio per la Florida, in guardia da Topolino e Minnie. Da ieri hanno la licenza di uccidere, hanno ricevuto dallo Stato governato dal fratello di Bush il permesso legale di spararvi senza fare domande, se si sentono minacciati, stile Bagdad. La Florida è diventata il primo Stato americano, e forse l'unico al mondo, nel quale il principio universalmente accettato della "legittima difesa" si è esteso al legittimo sospetto e ora, non sorprendentemente trattandosi della famiglia Bush, i singoli cittadini possono condurre la propria "guerra preventiva" al crimine.
Tra l'entusiasmo e i generosi finanziamenti della National Rifle Association, la lobby dell'arsenale privato che arma l'America, la Camera e il Senato della Florida hanno approvato, addirittura senza opposizione nel caso del Senato, la legge che autorizza i cittadini a sparare su aggressori, rapinatori, malviventi, maleintenzionati, chiunque li guardi storto e sia percepito come una "minaccia", senza perdere tempo a chiedere aiuto o a tentare di fuggire e a farlo per strada, nei supermercati, nei luoghi pubblici, ovunque. Poiché già da tempo la Florida permette il trasporto di armi nascoste, in una borsetta, sotto la giacca, in automobile, ovunque, ogni uomo, ogni donna, ogni pupazzo di peluche, è divenuto automaticamente lo sceriffo di sé stesso. Mezzogiorno di Fuoco a Disneyworld.
La "dottrina del castello", come era stata chiamata la legge che già autorizzava a sparare contro ogni intruso che tentasse di entrare in casa propria, secondo il detto "la mia casa è il mio castello", si è allargata alla nuova legge detta dello stand your ground, del restare a piè fermo e fare fuoco subito, senza scappare o dibattersi. Spaghetti western a Miami. "L'idea che per essere giustificata un'autodifesa dovesse essere preceduta da un tentativo di fuga era insensata" ha commentato Jeb Bush, il governatore fratello. "Una donna che capisca di trovarsi davanti un violentatore, può ora estrarre la rivoltella e sparare, senza timore di essere incriminata per eccesso di difesa".
Il problema, ovviamente, è avere una ragionevole certezza, nei momenti di panico davanti a una possibile aggressione, che l'attaccante abbia davvero l'intenzione di nuocere, ma la nuova legge del "piè fermo" non sottilizza. Ogni guerra preventiva, privata o nazionale, è sempre costruita su un processo alla intenzioni. La persona che si sente in pericolo e che porta un revolver con sé diviene agente di polizia, pubblico ministero, giudice, giuria e giustiziere, sotto la protezione dello Stato. "La tragedia di questa nuova legge sta nel senso di immunità che rischia di produrre nei cittadini e non oso pensare a che cosa potrà accadere all'uscita, per esempio, di uno stadio, se un tifoso si sentisse minacciato da un altro tifoso ubriaco e manesco" ha commentato qualcuno che di pubblica sicurezza e di violenza sa qualcosa, il capo della polizia di Miami, John Timoney. "Questa è una legge irresponsabile, demagogica e pericolosa".
Ma anche molto popolare, come dimostra il voto entusiastico nelle due Camere dello Stato dove non è la solita "destra repubblicana" ad avere la maggioranza, ma sono i democratici, il partito di opposizione al governatore repubblicano Bush. Sull'onda di questa popolarità trasversale, la lobby delle armi, non soddisfatta di quei 192 milioni di armi da fuoco nelle mani dei cittadini americani, ha già annunciato che presenterà leggi simili negli altri 49 Stati, per dare a tutti la stessa "licenza di uccidere".
Neppure la costante caduta del numero dei crimini violenti in tutto il Paese o il puntuale ricorrere di stragi, quelle sì insensate, dal liceo di Columbine in Colorado al massacro nella riserva indiana del Minnesota poche settimane or sono, scuote l'illusione che una popolazione civile armata come i gunslingers, i pistoleri del vecchio West sia una protezione contro il crimine.
E neppure i dati statistici inconfutabili, sul rapporto diretto tra armi da fuoco e morti violente scuote la protervia insaziabile della lobby o la passione nazionale per pistole e fucili. Nelle nazioni dove il porto d'armi è strettamente controllato, il numero di morti da pallottola è minuscolo, 9 all'anno in Nuova Zelanda, 15 in Giappone, 30 in Gran Bretagna, 109 in Canada, contro i 30.708 negli Stati Uniti, tra omicidi, suicidi e morti accidentali, spesso di bambini in casa. Una cifra annuale, questi 30 mila, che sfiora il totale dei soldati caduti nei tre anni di guerra in Corea (33 mila) e avvicina il numero complessivo dei morti nei 15 anni di conflitto in Indocina, 58 mila.
Naturalmente, e inutilmente, le lobby anti armi hanno tentato di opporsi, guidate sempre da quella fondazione Brady intitolata al nome del portavoce di Reagan, paralizzato dai colpi dell'attentatore che ferì il presidente. Il diritto a portare armi sembra, ai sostenitori, garantito dalla stessa Costituzione e dove non arriva la Costituzione arrivano i legislatori della Florida, rincorrendo la popolarità e i sondaggi. E pensando a quelle elezioni presidenziali del 2008 alle quali Jeb guarda, pistola pronta nella fondina.
(28 aprile 2005)
http://www.repubblica.it/2005/d/sezioni/esteri/floridarmi/floridarmi/floridarmi.html#