Thursday, April 28, 2005

"Licenza d'uccidere" in Florida

Nuova legge autorizza i cittadini a sparare anche fuori casa
non appena si sentano "minacciati". Lobby delle armi soddisfatta
"Licenza d'uccidere" in Florida
la guerra al crimine di Jeb Bush

DAL NOSTRO INVIATO VITTORIO ZUCCONI

 

 

WASHINGTON - Attenti a quel nonno, turisti in viaggio per la Florida, in guardia da Topolino e Minnie. Da ieri hanno la licenza di uccidere, hanno ricevuto dallo Stato governato dal fratello di Bush il permesso legale di spararvi senza fare domande, se si sentono minacciati, stile Bagdad. La Florida è diventata il primo Stato americano, e forse l'unico al mondo, nel quale il principio universalmente accettato della "legittima difesa" si è esteso al legittimo sospetto e ora, non sorprendentemente trattandosi della famiglia Bush, i singoli cittadini possono condurre la propria "guerra preventiva" al crimine.

Tra l'entusiasmo e i generosi finanziamenti della National Rifle Association, la lobby dell'arsenale privato che arma l'America, la Camera e il Senato della Florida hanno approvato, addirittura senza opposizione nel caso del Senato, la legge che autorizza i cittadini a sparare su aggressori, rapinatori, malviventi, maleintenzionati, chiunque li guardi storto e sia percepito come una "minaccia", senza perdere tempo a chiedere aiuto o a tentare di fuggire e a farlo per strada, nei supermercati, nei luoghi pubblici, ovunque. Poiché già da tempo la Florida permette il trasporto di armi nascoste, in una borsetta, sotto la giacca, in automobile, ovunque, ogni uomo, ogni donna, ogni pupazzo di peluche, è divenuto automaticamente lo sceriffo di sé stesso. Mezzogiorno di Fuoco a Disneyworld.

La "dottrina del castello", come era stata chiamata la legge che già autorizzava a sparare contro ogni intruso che tentasse di entrare in casa propria, secondo il detto "la mia casa è il mio castello", si è allargata alla nuova legge detta dello stand your ground, del restare a piè fermo e fare fuoco subito, senza scappare o dibattersi. Spaghetti western a Miami. "L'idea che per essere giustificata un'autodifesa dovesse essere preceduta da un tentativo di fuga era insensata" ha commentato Jeb Bush, il governatore fratello. "Una donna che capisca di trovarsi davanti un violentatore, può ora estrarre la rivoltella e sparare, senza timore di essere incriminata per eccesso di difesa".

 

Il problema, ovviamente, è avere una ragionevole certezza, nei momenti di panico davanti a una possibile aggressione, che l'attaccante abbia davvero l'intenzione di nuocere, ma la nuova legge del "piè fermo" non sottilizza. Ogni guerra preventiva, privata o nazionale, è sempre costruita su un processo alla intenzioni. La persona che si sente in pericolo e che porta un revolver con sé diviene agente di polizia, pubblico ministero, giudice, giuria e giustiziere, sotto la protezione dello Stato. "La tragedia di questa nuova legge sta nel senso di immunità che rischia di produrre nei cittadini e non oso pensare a che cosa potrà accadere all'uscita, per esempio, di uno stadio, se un tifoso si sentisse minacciato da un altro tifoso ubriaco e manesco" ha commentato qualcuno che di pubblica sicurezza e di violenza sa qualcosa, il capo della polizia di Miami, John Timoney. "Questa è una legge irresponsabile, demagogica e pericolosa".

Ma anche molto popolare, come dimostra il voto entusiastico nelle due Camere dello Stato dove non è la solita "destra repubblicana" ad avere la maggioranza, ma sono i democratici, il partito di opposizione al governatore repubblicano Bush. Sull'onda di questa popolarità trasversale, la lobby delle armi, non soddisfatta di quei 192 milioni di armi da fuoco nelle mani dei cittadini americani, ha già annunciato che presenterà leggi simili negli altri 49 Stati, per dare a tutti la stessa "licenza di uccidere".

Neppure la costante caduta del numero dei crimini violenti in tutto il Paese o il puntuale ricorrere di stragi, quelle sì insensate, dal liceo di Columbine in Colorado al massacro nella riserva indiana del Minnesota poche settimane or sono, scuote l'illusione che una popolazione civile armata come i gunslingers, i pistoleri del vecchio West sia una protezione contro il crimine.

E neppure i dati statistici inconfutabili, sul rapporto diretto tra armi da fuoco e morti violente scuote la protervia insaziabile della lobby o la passione nazionale per pistole e fucili. Nelle nazioni dove il porto d'armi è strettamente controllato, il numero di morti da pallottola è minuscolo, 9 all'anno in Nuova Zelanda, 15 in Giappone, 30 in Gran Bretagna, 109 in Canada, contro i 30.708 negli Stati Uniti, tra omicidi, suicidi e morti accidentali, spesso di bambini in casa. Una cifra annuale, questi 30 mila, che sfiora il totale dei soldati caduti nei tre anni di guerra in Corea (33 mila) e avvicina il numero complessivo dei morti nei 15 anni di conflitto in Indocina, 58 mila.

Naturalmente, e inutilmente, le lobby anti armi hanno tentato di opporsi, guidate sempre da quella fondazione Brady intitolata al nome del portavoce di Reagan, paralizzato dai colpi dell'attentatore che ferì il presidente. Il diritto a portare armi sembra, ai sostenitori, garantito dalla stessa Costituzione e dove non arriva la Costituzione arrivano i legislatori della Florida, rincorrendo la popolarità e i sondaggi. E pensando a quelle elezioni presidenziali del 2008 alle quali Jeb guarda, pistola pronta nella fondina.

(28 aprile 2005)

 

 

http://www.repubblica.it/2005/d/sezioni/esteri/floridarmi/floridarmi/floridarmi.html#

Tuesday, April 12, 2005

Olio di colza nei diesel, chi lo usa è fritto

Passaparola ad alto rischio sul presunto risparmio sui carburanti diesel ottenibile mettendo oli da supermercato nei serbatoi delle auto.

[ZEUS News - www.zeusnews.it - 12-04-2005]



"La colza danneggia gravemente Siniscalco": inizia così, provocatoriamente, un e-mail che sta impazzando da un paio di settimane e istiga alla disubbidienza fiscale. Secondo l'e-mail, sarebbe possibile sostituire almeno in parte il carburante diesel con olio di colza da supermercato. Ma ovviamente il governo non vuole che si sappia, perché se tutti usassero l'olio di colza alimentare, meno tassato del carburante diesel, il Fisco ci rimetterebbe.

C'è di meglio, secondo l'appello in circolazione: "bruciare olio di colza inquina zero" e "il vostro motore non solo durerà di più, ma avrà una resa migliore e brucerà meno combustibile". I giganti del petrolio ci tengono che questa nozione non si diffonda, ma l'impavido eco-comico Beppe Grillo l'avrebbe pubblicata e garantita con l'aiuto del Resto del Carlino, stando al messaggio.

Purtroppo è una bufala, e stupisce che ci sia gente disposta a schiaffare olio da cucina nella propria automobile soltanto perché l'ha sentito su Internet. Ma quest'appello scardina le normale difese del buon senso facendo leva sui classici meccanismi psicologici delle bufale: il complotto governativo; l'informazione tenuta segreta; l'occasione di vendicarsi di un "nemico" (in questo caso, il fisco avido personificato dal ministro Siniscalco); e magari anche l'antipatia politica. Ci si crede, insomma, perché ci si vuole credere.

Innanzi tutto, l'attribuzione a Beppe Grillo è falsa o frutto di un malinteso. Nel suo sito, infatti, l'unica traccia di questo messaggio è nel forum dedicato ai commenti dei lettori, in data 22 marzo. Probabilmente qualcuno degli incauti disseminatori della "notizia" ha letto questo commento e vi ha aggiunto la dicitura "www.beppegrillo.it" (o, in altri casi, il nome del comico), dando l'errata impressione che il messaggio sia stato scritto e "garantito" da Beppe Grillo in persona.

Non è chiaro, invece, cosa dica l'articolo del Resto del Carlino citato nel messaggio, la cui datazione è incerta (il messaggio dice che l'articolo è di "oggi", ma chissà a quando si riferisce). Potrebbe risalire al 14 marzo 2005, secondo alcuni accenni trovati nei forum in Rete, ma non è disponibile negli archivio del Carlino. Se qualcuno ne avesse una copia, sarebbe interessante leggerla.

Della teoria dell'olio di colza nei motori diesel hanno comunque parlato molti organi d'informazione tradizionali. Se ne sarebbe occupato il TG3 in un servizio del 12 marzo 2005, mostrando il proprietario di una Mercedes di Trento che riforniva la propria automobile diesel con una bottiglia da un litro di olio di colza da supermercato. Anche Repubblica.it ha pubblicato un articolo confuso e sensazionalista in proposito, secondo il quale ci sarebbe addirittura una mania collettiva nel nord Italia, ma non fornisce alcun dato che confermi quest'affermazione, basata a quanto pare esclusivamente sul fatto che se ne parla molto in Google.

E' vero che usare l'olio di colza al posto del carburante diesel configura una truffa ai danni dello stato per mancato pagamento delle accise che gravano su tutti i carburanti, ma l'idea di base dell'appello, ossia che si possa impunemente mescolare al diesel l'olio di colza venduto nei supermercati, è falsa.

Infatti l'olio di colza è sì un ingrediente del cosiddetto biodiesel (ossia del carburante diesel ottenuto da fonti vegetali, che è valido, sperimentato e utilizzabile in molte automobili già appositamente predisposte), ma l'olio in commercio non ha subito i trattamenti chimici necessari, per cui produce residui che a lungo andare danneggiano il motore. Inoltre non è noto l'effetto inquinante del bruciare olio da cucina in un motore; la teoria esposta nell'appello ("il bilancio chimico di una pianta è nullo") non tiene conto di questo fatto.

Per esempio, l'olio di colza da supermercato contiene ancora glicerina, che invece nell'olio di colza per biodiesel è stato rimossa. Inoltre il biodiesel è una preparazione chimica dalle caratteristiche ben precise, definite dalla norma europea EN14214, non una miscela fatta a mano e a occhio di carburante diesel prelevato dalla pompa e di olio del supermercato. E i motori diesel compatibili sono calibrati e strutturati per usare quella miscela precisa e nient'altro.

Quattroruote ha inoltre pubblicato un articolo che riassume bene la situazione: "Chi pensa di essere furbo risparmiando poche centinaia di euro all'anno andando a comperare l'olio di semi alimentare al supermercato per fare il pieno all'auto diesel dell'ultima generazione rischia di spendere poi migliaia di euro in riparazioni". La ragione è semplice: "Se si usa l'olio di semi in un moderno diesel si provocano, presto o tardi, danni molto costosi da riparare all'impianto iniezione (pompa e iniettori) e al motore: per risparmiare un centinaio di euro si provocano danni per migliaia di euro". Anche se Quattroruote è possibilista sull'uso "nei semplici, lenti e pesanti motori diesel di trent'anni o quarant'anni fa", ricorda che "L'olio di semi alimentare lascia dannosi depositi carboniosi, morchie e gomme negli iniettori e nella camera di combustione. Non è un olio pensato per resistere alle temperature che si trovano all'interno del motore."

In altre parole, ficcare l'olio da cucina in una macchina diesel moderna è un suicidio graduale praticamente garantito; ficcarlo in un'auto diesel vecchia è comunque un rischio. Ve la sentite di rischiare di rovinare la vostra auto per risparmiare qualche centinaio di euro? Oltretutto, secondo le testimonianze messe in Rete da alcuni sperimentatori dilettanti, "la macchina puzza di fritto da fare schifo".

Se vi state chiedendo come mai il vostro meccanico di fiducia dice invece che si può fare senza problemi, tenete presente un paio di cose: primo, il vostro meccanico non è necessariamente un esperto in reazioni chimiche dei carburanti; secondo, la macchina nella quale dice di ficcare l'olio di colza non è sua, è la vostra; terzo, se fra qualche mese la vostra auto schiatta perché intasata di morchia, andrete da lui a pagarlo per farvela riparare, per cui è nel suo interesse (a breve termine) dirvi di usare l'olio di colza.

Volete davvero risparmiare sul carburante? Imparate a usare meglio l'auto. Lasciatela a casa e fatevi una passeggiata, quando andate a comperare il giornale; usate i mezzi pubblici o mettetevi d'accordo con i colleghi per condividere l'auto a turno; guidate in modo meno aggressivo e più fluido; andate più piano (spesso basta uscire di casa dieci minuti prima per non dover correre); comprate un'auto più piccola e moderna, che consuma meno; e non lasciate acceso il motore inutilmente quando vi fermate. E' questione di buon senso.





Paolo Attivissimo - Quelli di Zeus

What is the environmental impact of electric cars?

https://eeb.org/wp-content/uploads/2023/02/230201_Factsheet_Environmental_Impact_electric_cars_FINAL.pdf